La chiesa, posta sull’altura dove era anticamente insediato il castello, funge da nucleo attorno al quale si sviluppa l’intero centro abitato e costituisce un significativo esempio di architettura romanica.
Dopo la costruzione della nuova chiesa parrocchiale che sorse negli anni settanta del Novecento al centro di Sarezzano, l’antica plebs venne progressivamente abbandonata ed aperta al culto solo in particolari occasioni, come nella ricorrenza dei Santi Patroni.
Durante alcuni lavori effettuati nella cappella del castello, che era nel frattempo divenuta chiesa parrocchiale, nel 1585, vennero alla luce i resti dei monaci Ruffino e Venanzio; accanto ai due corpi fu ritrovato un prezioso codice alto medioevale, il cosiddetto Codex purpureus, che poi, nuovamente dimenticato, tornerà alla luce solo nel 1872.
Si tratta di settantadue fogli di un originale testo dei quattro vangeli scritto attorno al V o VI secolo, su preziosa pergamena rossastra e rinchiusi in una custodia in legno. Il codice, benché lacunoso, è considerato molto importante dagli studiosi quale esemplare unico della liturgia milanese (ambrosiana) precedente all’età carolingia.
Nel 1610 la rocca del borgo fu gravemente danneggiata da un fulmine che provocò anche la rovina dell’attigua chiesa, poi ricostruita e dedicata alla Madonna del Rosario. Lo stato di degrado avanzò inesorabilmente ed ebbe un’ulteriore aggravante in seguito agli eventi sismici del 2003, che compromisero in maniera significativa l’architettura e la stabilità dell’edificio.
Nel 2006 è stato aperto il cantiere, tuttora attivo, per il l’intervento di restauro e consolidamento statico dell’edificio. Si è provveduto, in primo luogo, alla messa in sicurezza della chiesa tramite il rifacimento della orditura lignea del tetto e del manto di copertura; successivamente si è proceduto con le indagini archeologiche del piano terra, che hanno portato al rinvenimento di differenti rilevanze archeologiche. In particolare sono emerse dallo scavo: l’abside centrale affrescata; la cripta medievale; un ossario adiacente alla cripta (forse il luogo di sepoltura dei Santi Ruffino e Venanzio) e alcune tombe che occupano la parte restante della navata non occupata dalla cripta.